editoriale

La diretta di padre Enzo Fortunato. Tutto pronto al Cairo per l'arrivo di papa Francesco. 

Enzo Fortunato
Pubblicato il 28-04-2017

Ore 12.00 - 
Il primo incontro che vivo in Egitto, al Cairo, è con padre Marco, parroco della chiesa delle "Vergine Maria nel giardino della città". Colpisce la serenità, la speranza e la determinazione nel testimoniare la propria fede. Gli domando come vivano la visita di papa Francesco, tre orizzonti si aprono nella sua risposta: "noi apprezziamo molto questo Papa per il suo carattere, per i suoi insegnamenti e per la sua capacità di relazionarsi con tutti". E' evidente che l'incontro di oggi va oltre l'Egitto, per la prima volta dopo mille anni, dai tempi dello Scisma si incontreranno il Patriarca di Costantinopoli, quello di Alessandria e il Papa di Roma. Questo viaggio può davvero diventare una porta per un mondo di vera pace tra i popoli.

Ore 10.00 - Sono in Egitto l'apparato di sicurezza è imponente. Numerose le zone al Cairo sgomberate dalle auto e su cui si può accedere solo a piedi con permessi speciali. Tutte le 2626 chiese presenti in Egitto sono presidiate: 1300 sono Copto - ortodosse, circa 1000 protestanti e 200 cattoliche di vari riti, compreso quello cristiano. Ma quello che mi colpisce è la tranquillità della popolazione e dei cristiani che qui attendono la visita del Pontefice.

Mi sovvengono le parole dell'epistola di Diogneto riferita ai cristiani "Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Anche se non sono conosciuti, vengono condannati; sono condannati a morte, e da essa vengono vivificati. Sono poveri e rendono ricchi molti; sono sprovvisti di tutto, e trovano abbondanza in tutto. Vengono disprezzati e nei disprezzi trovano la loro gloria; sono colpiti nella fama e intanto viene resa testimonianza alla loro giustizia. Sono ingiuriati, e benedicono; sono trattati in modo oltraggioso, e ricambiano con l’onore. Quando fanno del bene vengono puniti come fossero malfattori; mentre sono puniti gioiscono come se si donasse loro la vita. I Giudei muovono a loro guerra come a gente straniera, e i pagani li perseguitano; ma coloro che li odiano non sanno dire la causa del loro odio" . 

Quell’incontro con il Sultano già nel 1219
La visita di papa Francesco in Egitto avviene in un momento di grandi tensioni diplomatiche, sociali e religiose. L’incontro del 28 aprile riporta alla mente quello di San Francesco, avvenuto nel giugno del 1219 con il Sultano d’Egitto Melek-alKamel a Damietta.

Uno dei più straordinari gesti di pace nella storia del dialogo tra Islam e Cristianesimo. Il poverello di Assisi voleva andare a tutti i costi tra i musulmani: ci riuscì al terzo tentativo. Cortesia, rispetto e dialogo caratterizzarono la conversazione tra i due. Francesco con il suo agire si inserisce in una nuova logica di evangelizzazione: paritaria e non di superiorità, andare verso l’altro e dialogare con l’altro.

Da quell’incontro con il mondo islamico Francesco apprese qualcosa di bello, che tentò di trapiantare in Occidente. Com’è stato ipotizzato, l’invito presente nella «Lettera ai reggitori dei popoli» a far annunciare ogni sera, «da un banditore o qualche altro segno, che al Signore Iddio siano rese lodi e grazie da tutto il popolo», può ritenersi il tentativo d’introdurre tra i cristiani la consuetudine dell’invito alla lode divina dei muezzin.

Il Santo e i suoi frati invitavano le persone a quel dialogo della vita nel quale la verità non è posseduta da qualcuno, ma è scoperta insieme attraverso la condivisione delle esperienze di vita. L’approccio di Francesco nell’evangelizzazione non segue la strada dell’imposizione ma quella della «contaminazione».

Ed è sulla scia dell’incontro, non della crociata o dell’emarginazione, che si muove papa Francesco. Un viaggio che desta la massima attenzione per i nuovi orizzonti che si potranno aprire nel Medio Oriente. (Enzo Fortunato per Corriere della Sera)

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